L’alluvione del Polesine

Quella del Polesine fu l’alluvione di più grandi proporzioni che l’Italia del Nord ha conosciuto dal secondo dopoguerra. Le inondazioni che si verificarono in quella zona, tra il 13 e il 17 novembre del 1951, avvennero alla fine di un periodo già caratterizzato da forti piogge ed esondazioni che avevano colpito diverse aree della pianura Padana dal Piemonte al Veneto, a partire dai primi mesi di quell’anno.
Nel corso del mese di novembre si verificarono gli eventi più disastrosi che tennero impegnate per circa 15 giorni, in una situazione di continua emergenza, la Stipel, la Timo e la Telve, le tre società concessionarie telefoniche che in quel momento servivano le regioni del Nord.


Per ognuna di esse il compito principale fu quello di ripristinare e assicurare la continuità del servizio da cui - come è facile immaginare - dipendeva la possibilità di organizzare e coordinare le opere di soccorso alle popolazioni colpite. La Stipel concentrò gli sforzi maggiori nell’Alessandrino, nel Novarese,  nel Vercellese, nel Milanese, nel Pavesino, nel Comasco e nel Mantovano; la Timo fu impiegata a garantire il servizio nel Basso Parmense e nel Modenese. La Telve dovette fronteggiare la situazione più critica del Polesine. In quest’ultimo territorio l’alluvione di quei giorni provocò complessivamente 84 vittime e privò oltre 180.000 abitanti della propria abitazione.
 
 La centrale telefonica di Rovigo

Solo pochi giorni prima delle inondazioni, l’11 novembre, la Telve aveva inaugurato a Rovigo la nuova centrale telefonica automatica Ericsson, con 1500 numeri installati, dieci posti di lavoro per i collegamenti interurbani e 4 postazioni per i Servizi Speciali. Via via che l’ondata di piena si spostava dall’Emilia al Veneto, tra le prime preoccupazioni ci fu quella di preservare le apparecchiature del nuovo edificio telefonico. Il timore maggiore riguardò le batterie necessarie all’alimentazione della nuova centrale poste a 3 metri sotto il piano stradale. Un primo intervento fu quello di otturare tutte le aperture dell’edificio fino all’altezza di 1,60 metri dal suolo, dotarsi di un gruppo elettrogeno, di tre pompe a motore, oltre che proteggere il perimetro della centrale con sacchi di terra.
 
 Gli interventi per Adria

In seguito alle progressive interruzioni delle comunicazioni telefoniche tra l’Emilia e il Veneto, il 16 novembre la Telve, in collaborazione con la società Timo, aveva già dato corso al piano di intervento che consentì in breve tempo di riattivare i circuiti per le reti Ferrara-Ariano Ferrarese, Ferrara-Rovigo, Ariano Ferrarese-Codigoro, Ariano Codigoro-Adria. In accordo con l’Asst-Azienda di Stato per i servizi telefonici, che subì l’interruzione del cavo interurbano sotterraneo, i dipendenti Telve furono impegnati anche nel sezionare il cavo per far confluire 10 nuovi circuiti, cinque reali e cinque virtuali, presso una propria struttura in modo da garantire le comunicazioni interurbane tra Rovigo, Padova e Venezia e sostenere il repentino incremento del traffico telefonico.
Ma la giornate del 17 e del 18 furono particolarmente gravi per Adria. Qui il territorio con circa 30.000 abitanti si trovò completamente sommerso.
Per organizzare e coordinare gli interventi, la Telve inviò ad Adria il direttore d’esercizio di Venezia e un ingegnere. Con l’impiego di mezzi anfibi, anche attivati dalla società Timo, il personale telefonico di Adria venne raggiunto il pomeriggio del 18 novembre. Si trattò del primo convoglio di soccorsi che raggiungeva la città e che fece da battistrada per gli interventi successivi verso le popolazioni. La sede Telve di Adria fu per diversi giorni l’unico edificio della zona dotato di luce elettrica.
Complessivamente le opere di verifica, riparazione e riattivazione dei collegamenti furono molteplici. Tra queste, i resoconti pubblicati sulla stampa aziendale dell’epoca ricordano la verifica della palificazione della linea Ariano-Adria-Rovigo, lunga 40 km e per circa 30 inondata da acque profonde diversi metri; il ripristino delle linee aree di Adria, danneggiate in alcuni punti a causa del lancio aereo di viveri senza paracadute; l’allestimento delle linee del centralino del comando militare della base logistica di Ponte Corbola; la riattivazione dei circuiti di Ariano Polesine e Porto Tolle; la rimozione di pali della linea telegrafica di Ponte Corbola-Adria.

Sul numero 11 del novembre 1951 di «Selezionando. Notiziario Stipel, Telve, Timo», la copertina...
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