La prima guerra mondiale è stata per molti aspetti la prima guerra moderna dove le tecnologie di comunicazione hanno svolto un ruolo di grande importanza, sia sul fronte di guerra sia sul fronte interno. Nell'Esercito italiano furono impiegati diversi ingegneri e tecnici che svolsero un ruolo strategico di primo piano: intercettare telefonate nemiche e predisporre mezzi adeguati per evitare l'intercettazione delle telefonate della propria armata. In quell’occasione alcuni di questi tecnici inventarono una serie di dispositivi, poi successivamente brevettati, per la rivelazione, l'amplificazione, la commutazione e la perturbazione dei segnali.
Più in generale, intercettare, contro-intercettare e costruire stazioni intercettatrici comportò il coinvolgimento di centinaia di militari e graduati di truppa e decine di ufficiali (elettricisti, guardafili, capi centri, capi stazione e interpreti). La loro formazione avveniva tramite corsi di istruzione organizzati dal servizio l.T. (Intercettazioni telefoniche), istituito presso il Comando delle varie Armate.
Caporetto
Nel caso di Caporetto, quanto mai dettagliate furono le informazioni intercettate nel corso di vari mesi di preparazione, prima della grande offensiva nemica dell’autunno del 1917. Ma di quelle intercettazioni, in quella tragica circostanza, il comando italiano non riuscì a trarre alcun vantaggio.
Secondo la testimonianza di Aurio Carletti, l'ufficiale che aveva organizzato il servizio di intercettazione della Seconda Armata, numerose e dettagliate furono le notizie trasmesse dagli intercettatori italiani al proprio comando, in riferimento ai preparativi di quell'offensiva nemica sul fronte dell'Isonzo che portò alla disfatta di Caporetto. In pratica, a partire dalla primavera precedente, con un decisivo incremento nel corso dell'estate, erano state intercettate precise informazioni non solo sulla preparazione di una violenta offensiva nemica ma anche sulla zona scelta per l'attacco sul fronte italiano. Le notizie riguardavano inusuali concentrazioni di truppe, spostamenti di treni e autocarri, ripetute ispezioni in prima linea da parte di ufficiali superiori e generali, annunci di grandi cerimonie presumibilmente in vista di eventi di particolare rilievo, ordini di sospensioni di licenze, arrivi di autocolonne, munizioni, compagnie d'assalto, ecc... Malgrado una tale abbondanza di informative il disastro di Caporetto non fu però evitato.
Secondo Aurio Carletti si trattò di una vera fatalità. Tuttavia, com'è noto, molto più severi furono in quella circostanza i giudizi dei contemporanei sui limiti dimostrati dal comando militare italiano.