In Italia, dal secondo dopoguerra a oggi, le aziende preposte al servizio telefonico si sono trovate più volte a fronteggiare situazioni di grave emergenza dovute a catastrofi naturali, come il terremoto e le alluvioni. Mai come in questi casi l’efficienza e la velocità di intervento nel riattivare il telefono nelle aree colpite è stata cruciale sia per permettere ai soccorsi di coordinare e organizzare i vari interventi sia per consentire alle popolazioni colpite di non restare isolate.
Ricordiamo le alluvioni del Polesine e di Firenze, i terremoti del Belice, del Friuli, dell’Irpina, fino ad arrivare a tempi più recenti, con i terremoti dell’Umbria e Marche e per ultimo d’Abruzzo.
Nella stampa aziendale non mancano i racconti e le testimonianze di come in quei contesti operarono le aziende telefoniche e il personale.
Tra gli interventi messi in atto, un tema ricorrente è lo sforzo di consentire le comunicazione dei superstiti con i propri cari residenti in altre aree del Paese, ma anche all’estero, soprattutto in quelle zone d’Italia più interessate da intensi fenomeni migratori, tramite l’allestimento di posti telefonici pubblici, di mezzi mobili di comunicazione e di centrali telefoniche da campo.
Non deve sorprendere che in occasione di eventi catastrofici sia necessario non solo ripristinare ma addirittura potenziare le capacità di rete per le aumentate richieste.
Lavorare in emergenza e riattivare rapidamente i collegamenti in momenti di crisi è stato ed è ancora oggi uno dei compiti più importanti ed essenziali a cui sono chiamati i gestori del servizio telefonico e i loro dipendenti.