Negli anni Settanta e Ottanta

Nel corso degli anni Settanta l’apparecchio telefonico conquista un posto fisso nelle case degli italiani, mentre il completamento della teleselezione da utente su tutto il territorio nazionale, realizzato il 31 ottobre 1970, rende facile e abituale la chiamata interurbana e internazionale.
Domenico Rea e Luca Goldoni, entrambi invitati a scrivere per la rivista aziendale della Sip «Selezionando Sip», descrivono da angolazioni differenti, ed entrambi in modo spiritoso, la nuova realtà. Protagonista del racconto di Rea è un imprenditore convinto che possedere il telefono sia ancora un privilegio: da casa può impartire ordini e disposizioni, in Italia e non solo.


Per uno scherzo di contatti trova però dall’altra parte del  ricevitore un’arzilla vecchietta. Anche lei, come tutti, possiede un apparecchio domestico e non vede l’ora di poter far chiacchiere con qualcuno.
Luca Goldoni si fa invece interprete dell’esigenza di quei genitori che in casa subiscono l’occupazione del telefono da parte dei figli. La moltiplicazione delle prese non basta, ci vorrebbe la  moltiplicazione delle linee domestiche (indicazione di consumo destinata a non aver seguito nella realtà).
E’ un’ abituale telefonata serale, da Milano a Roma, quella descritta da Franco Enna, autore di punta dei gialli Mondadori: consente al commissario Sartori di assolvere a distanza il ruolo di marito e padre di famiglia.
Il telefono è ormai ordinario e ubiquo. Proprio l’ubiquità stimola le raffinate riflessioni di Italo Calvino. Descrivendo in Prima che tu dica “Pronto” la rete artificiale in cui si è immersi, Calvino anticipa temi cari alla futura letteratura cyber, così come, in uno dei suoi romanzi più belli, Se una notte d’inverno un viaggiatore, con le sue considerazioni sulla pervasività dello squillo telefonico, suggerendo l’idea di una rottura della naturale “continuità dello spazio e del tempo”, sembra prefigurare l’avvento del telefono cellulare.
La famigliarità con il telefono è testimoniata anche dall’uso che se ne fa in radio e in televisione. In particolare dalla seconda metà degli anni Settanta, con la fine del monopolio radio  televisivo, le radio locali e le tv commerciali producono nuovi format, alla ricerca di un sempre più ampio coinvolgimento del pubblico. Il telefono è lo strumento che direttamente favorisce questa partecipazione, come teorizza Umberto Eco, coniando il termine di “neo-televisione”, e come racconta Nico Orengo, in una divertente pagina di Ribes, romanzo ambientato nell’entroterra ligure.