Dal 1935 furono utilizzati per i collegamenti i cavi coassiali. Nei cavi coassiali un conduttore del circuito è circondato dall'altro, come negli odierni cavi d'antenna dei televisori. Tali cavi permettono l'utilizzo in trasmissioni a grande banda di frequenze (proprio come in quelle televisive), ed eliminano l'effetto della diafonia tra i canali, poiché tutti gli effetti d'induzione elettromagnetica sono annullati da questa particolare configurazione.
Esperimenti sui cavi coassiali furono condotti in diversi paesi (Gemania, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia), sino a che il cavo americano fu lo standard adottato. Si trattava di un filo di rame di 2,6 mm di diametro, intorno al quale si posizionava, con l'aiuto di rondelle di politene, il conduttore esterno a tubo, con diametro di 9,5 mm. Sul tubo esterno erano avvolti dei nastri (uno o due) di materiale ferroso, al fine di minimizzare la diafonia. Questa si dimostrava così ridottissima sino a frequenze molto alte (sull'ordine dei 100-200 MHz), anche per fili separati solamente da nastri
di carta.
I collegamenti oceanici telefonici non erano ancora possibili tramite cavi ma solamente grazie a trasmissioni radio a onde corte. Per l'Italia, unico esempio di cavo sottomarino era il collegamento Fiumicino-Olbia, costituito da un cavo coassiale krarupizzato.