Il telefono rosso

Nell’ottobre del 1962 la tensione tra Usa e Urss toccò uno dei suoi punti alti con la crisi di Cuba. Dopo la vittoria della rivoluzione castrista e dopo il fallimento di un tentativo americano di controrivoluzione, furono scoperte navi sovietiche dirette a Cuba con missili a testata nucleare. Il presidente Kennedy ordinò il blocco navale dell'isola e dopo giorni di tensione il premier sovietico, Chruščëv, vista la fermezza di Washington, ordinò a sua volta il ritiro delle navi in cambio della promessa dell'indipendenza dell'isola.
Lo scontro aperto tra le due superpotenze, entrambe dotate di armi nucleari, avrebbe potuto produrre effetti devastanti, ma, per fortuna, in quella circostanza vinse la diplomazia. L’anno successivo, il 30 agosto 1963, entrò in funzione la “linea rossa”, ovvero il primo collegamento telefonico diretto tra la Casa Bianca e il Cremlino.  Quel telefono sarebbe dovuto servire per scongiurare fraintendimenti e incomprensioni che avrebbero potuto degenerare in un conflitto le cui conseguenze distruttive sarebbero state devastanti per l’intera umanità. Ciò non fu certo sufficiente ad allontanare l’incubo della catastrofe nucleare, come  dimostrano due note pellicole di quegli anni, di Stanley Kubrick e Sidney Lumet, dove un posto di rilievo è attribuito proprio a un inutile “telefono rosso”.


 
In Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb, Gran Bretagna 1964) di Stanley Kubrick  uno psicopatico generale d'aviazione americano, deciso a salvare il mondo dal complotto comunista, ordina un attacco di bombardieri atomici sull’Unione Sovietica. Fallimentare si rivelerà l’azione diplomatica del presidente degli Usa (Peter Sellers) per porre rimedio all’increscioso incidente. In  A prova di errore (Fail Safe, Usa 1964) di Sidney Lumet, tratto da un romanzo di Eugene Burdick e Harvey Wheeler, alcuni bombardieri atomici americani si dirigono per errore sull’ Urss: le bombe distruggeranno Mosca. Nel tentativo di riequilibrare i conti ed evitare una catastrofe planetaria, il presidente degli Usa (Henry Fonda) sarà costretto a fare la stessa cosa con New York, dopo inutili mediazioni diplomatiche con la controparte.
 
I due film scelgono la fantapolitica per denunciare il pericolo atomico e concordano entrambi nella conclusione catastrofica, usando però due registri narrativi opposti. Kubrick, con un Peter Sellers campione di istrionismo impiegato in tre diversi ruoli (il presidente, il capitan Mandrake  e lo scienziato pazzo Stranamore), realizza un capolavoro di satira politica dalle esplicite allusioni erotiche. Lumet, con Henry Fonda nei panni del presidente americano, realizza un film di alta tensione drammatica (a cui è seguito un remake, dallo stesso titolo a firma di Stephen Frears, Usa 2000). In entrambe le opere  il “telefono rosso” assolve un ruolo di primo piano nello svolgersi delle vicende. Se drammatiche telefonate tra i due presidenti scandiscono il racconto cinematografico di Lumet, fino al tragico epilogo, sono da antologia in Il dottor Stranamore le due telefonate tra il presidente americano e l’ “amico” Dimitri. Il premier sovietico è raggiunto dalla prima chiamata durante un weekend galante nella sua dacia di campagna (l’ambasciatore russo, che fa da intermediario, ha anticipato che potrebbe essere ubriaco). “Ciao Dimitri, puoi abbassare il giradischi…” è l’incipit del primo colloquio sulla linea rossa, durante il quale il presidente Usa cerca di addolcire la pillola al suo collega, mentre gli schermi del Pentagono mostrano la spaventosa entità dell’attacco in corso contro l’Urss.  La falsa famigliarità del colloquio è interrotta dall’annuncio che da parte sovietica, come contromossa, verrà fatto scattare l’ “ordigno fine del mondo”.
Nella seconda circostanza, mentre al Pentagono si diffonde l’euforia dello scampato pericolo (alcuni aerei sono stati abbattuti dai sovietici e tutti gli altri  sono stati fatti rientrare), arriva la chiamata del premier sovietico “fuori dai gangheri”. Ne ha buon motivo perché un aereo continua a puntare sulla Russia. Anche questa telefonata (come nella prima vediamo e ascoltiamo solo il presidente americano, circondato dallo stuolo del suo stato maggiore) risulta grottesca in relazione alla drammaticità del momento. “Dimitri mi pare fuori luogo abbandonarsi agli isterismi in un momento simile…Dimitri cerchiamo di non divagare quando parliamo di queste cose”  dice a un certo punto il presidente Usa, mentre, in montaggio parallelo le immagini inquadrano il bombardiere B52  che vola radente “così basso che ti arrostisce le oche vive”,  determinato a puntare sull’obiettivo, che non mancherà di raggiungere, seppure in modo rocambolesco (con il comandante “cow boy” a cavallo della micidiale bomba).
 
Nel dare forma narrativa all’incubo atomico degli anni Sessanta, Lumet e  Kubrick sembrano concordare sul fatto che la sopravvivenza del mondo è veramente in pericolo. Il telefono riservato all’ultima mediazione, che negli anni della guerra fredda voleva essere anche simbolo di speranza e fiducia in un avvenire di pace, nei due film non è che un espediente narrativo per sottolineare, pur in modo diverso, come la macchina del nucleare, una volta avviata,  possa rendere inutile ogni intervento umano per fermarla.