Dalla prima centrale digitale alla rete intelligente (anni ‘80-‘90)

Negli anni Ottanta e Novanta, quando l’Italia arrivò ad essere una delle principali potenze mondiali, furono compiuti sforzi significativi per dotare il Paese di una rete di telecomunicazioni tecnologicamente avanzata.
In Sip il coordinamento dell’attività di ricerca sull’innovazione tecnologica fu affidata, a partire dal 1983, a una nuova struttura aziendale denominata “Linea Centrale di Ricerca e Sviluppo” con sede a Roma. Uno dei suoi compiti principali era quello di valutare le opportunità tecniche, tecnologiche e sistemistiche da tradurre in prodotti, servizi e soluzioni per reggere le sfide del mercato internazionale e per adeguare ai nuovi scenari il mercato italiano. La verifica sperimentale delle soluzioni tecnologiche era invece affidata al Centro studi laboratori e telecomunicazioni (Cselt) di Torino, la società del Gruppo Stet che dal 1964 forniva supporto e assistenza alle società del Gruppo nel campo della ricerca e sviluppo.


Per quanto riguarda l’informatizzazione dei processi aziendali, la Sip introdusse al suo interno sistemi informativi in grado di gestire determinate procedure aziendali attraverso l’ausilio di terminali, linee di trasmissioni dati e banche dati. Il primo sistema informativo introdotto nella Sip fu la “telegestione dell’utenza telefonica” (Tgu), utilizzata dagli operatori tecnici e commerciali preposti alla gestione degli abbonati. Nel 1988 la Tgu impegnava vari elaboratori dislocati presso i Centri elaborazione dati di Roma, Milano, Bologna e Napoli; utilizzava inoltre oltre 11.000 terminali, tra video e stampanti, distribuiti su tutto il territorio nazionale e si avvaleva di circa 900 linee di trasmissione dei dati. Un altro sistema informativo, il Siama, fu introdotto successivamente per il mercato affari, a supporto dell’attività di vendita dei prodotti e servizi, mentre altri sistemi informativi vennero utilizzati per la gestione del magazzino, il controllo della rete in cavo e altre procedure.
 
 La rete digitale d'Italia

Il progetto San Salvador, inaugurato nella primavera del 1985, comportava la totale numerizzazione della rete telefonica di Venezia.
Si trattò di un processo che richiese alcuni anni per il suo completamento, la sostituzione di numerose parti della rete e la modifica di altre.
Il nome deriva dal convento di San Salvador, dal 1925 sede della telefonia veneziana, dove fu ospitata la prima centrale a tecnica numerica d'Italia.
Il 19 aprile 1988, quando Venezia era ormai diventata la prima città europea collegata interamente in tecnica numerica, furono presentati i nuovi “servizi telefonici supplementari” come l’avviso di chiamata, la numerazione abbreviata o il trasferimento delle chiamate entranti a un altro numero telefonico.
Iniziata nella seconda metà degli anni Ottanta, la numerizzazione dei numeri di centrale si estese in tutta Italia nel giro di pochi anni. Nel 1987 i numeri di centrale in tecnica numerica erano il 12% circa del totale, nel 1992 sfioravano il 50%, mentre nel 1996 superavano l'85%.
 
 Le fibre ottiche

Un'altra importante innovazione tecnologica, sperimentata dal centro ricerche Cselt già dai primi anni Sessanta e poi introdotta dalla Sip nella seconda metà degli anni Ottanta, furono le fibre ottiche.
Rispetto ai tradizionali conduttori di rame le fibre ottiche sono più sicure, non si corrodono, sono immuni da interferenze e meno vulnerabili alle condizioni climatiche. La loro caratteristica più significativa è però quella di poter trasportare una grandissima quantità di informazioni al minuto (conversazioni telefoniche, dati, immagini in movimento).
In Italia un importante esperimento sul campo fu l' “Isola ottica della Fiera di Milano”, realizzato nel 1985 dalla Sip in collaborazione con Cselt, Italtel e Sirti. In quella occasione furono posati circa 450 km di fibra ottica nell'area della Fiera e circa 200 km per collegare la Fiera con alcune centrali telefoniche di Milano. Nei diversi padiglioni furono inoltre istallate 30 postazioni d'utente, ognuna dotata di un terminale telefonico multifunzione con tastiera e schermo alfanumerico. I visitatori della fiera potevano utilizzare le postazioni per sperimentare i nuovi servizi telefonici e telematici: dal Videotel al Videolento, alla fruizione di programmi di elevata qualità diffusi da un locale Centro Servizi con l’impiego di videodischi e videonastri.
 
 Dalle reti specializzate alla rete intelligente

Con la progressiva numerizzazione delle centrali telefoniche la Sip iniziò la commercializzazione di reti specializzate destinate alla clientela più esigente: la rete fonia dati (Rfd) forniva servizi di telefonia avanzata e trasmissione dati. Uno dei servizi più richiesti dai clienti della Rfd fu il “Numero verde”.
Un’altra rete specializzata fu la rete Itapac, destinata esclusivamente alle applicazioni di trasmissione dati.
Nel 1987 gli abbonati alle reti Rfd e Itapac erano rispettivamente 5.300 e 5.200, nel 1993 erano saliti a 37.000 e 45.000.
Un ulteriore passo avanti fu realizzato con l’avvento della rete Isdn (Integrated services digital network), introdotta nel 1990 in via sperimentale in sette città italiane (Milano, Torino, Venezia, Bologna, Firenze, Roma e Napoli). L’Isdn era una rete numerica avanzata che permetteva, con un unico accesso, l’interconnessione della rete dati con quella telefonica.
Al 1993 risale l’attuazione della Rete Intelligente, una rete che, integrandosi completamente con l’attuale rete telefonica, consentiva di offrire su tutto il territorio nazionale un insieme molto esteso di servizi alcuni dei quali, come per esempio il “Numero verde”, erano precedentemente riservati ai soli abbonati delle reti specializzate.

Nel 1989 Soverzene, un paese a pochi chilometri da Belluno, fu il primo paese completamente servito...
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