Spaccio aziendale: cibo e riscaldamento

La relazione del presidente al Consiglio di Amministrazione della Stipel, riunitosi a Torino il 16 gennaio 1943, si aprì in modo totalmente diverso rispetto ai precedenti incontri, e cioè con un lungo elenco dei danni prodotti dalle incursioni aeree nemiche che avevano oscurato il cielo di Torino fra il 18 novembre e l’11 dicembre 1942. Bombe di grosso calibro e spezzoni incendiari si erano abbattuti su centrali, edifici, magazzini, distruggendo cavi sotterranei e linee aeree. Difficili risultavano le previsioni sul tempo occorrente per ripristinare l’intero servizio; in molti casi si imponeva una variazione completa della precedente struttura di rete a causa di edifici pericolanti o del tutto distrutti.


Ad aggravare la situazione intervenivano inoltre le continue richieste di nuovi collegamenti da parte delle autorità militari e degli enti pubblici. Fra i provvedimenti assunti dalla direzione a favore del personale figurava l’elargizione di premi per chi si era particolarmente distinto nelle drammatiche circostanze, ma anche soccorsi economici per sinistrati e sfollati. Quanto difficili fossero le condizioni della vita quotidiana si può dedurre dalle informazioni relative agli spacci aziendali: non solo le vendite si erano quasi quadruplicate, segno della difficoltà di approvvigionarsi diversamente, ma dal 1° novembre a Torino era stata aperta una mensa aziendale per operai per la distribuzione di “un’abbondante razione di minestra senza presentazione di tessera”. Il servizio, allestito per due pasti al giorno, era in funzione anche nei giorni festivi.
Gli agevolati per la distribuzione di ossa e frattaglie Ai dopolavoristi della Stipel vennero cedute dall’azienda gabbie per conigli e coppie di conigli per la riproduzione. A Venezia, invece, l’anno successivo, nella riunione del consiglio di Amministrazione della Telve del 1° aprile 1944, nel quale si comunicò tra l’altro che era stato chiesto alla Stato maggiore amministrativo germanico il riconoscimento di azienda “protetta”, si comunicò che al posto dei conigli era stato favorito l’allevamento dei suini. Dell’iniziativa avrebbero avuto benefici buona parte dei dipendenti, anche quelli che per la composizione del nucleo familiare “agli effetti annonari” non avevano potuto “prendere parte agli allevamenti in compartecipazione”. Questi ultimi erano stati comunque agevolati “con la distribuzione delle ossa e delle frattaglie ricavate dalla mattazione dei detti suini”. Agevolazioni ai dipendenti delle tre concessionarie del Nord erano concesse anche rispetto alla distribuzione e vendita della legna per combustibile.
Oggi quei benefici possono apparire ben poca cosa, ma in quelle circostanze, in cui la penuria di cibo e la borsa nera avevano fatto conoscere la fame e il freddo agli italiani obbligati nelle città, essere fra i dipendenti di una grande azienda, quali appunto erano le concessionarie telefoniche, doveva essere considerata una fortuna niente affatto disprezzabile.