Nel 1954 si raggiunge l’obiettivo di collegare tutti i comuni d'Italia alla rete telefonica. Ciò nonostante molti italiani dovevano percorrere ancora chilometri e chilometri prima di raggiungere il posto di telefono pubblico più vicino alla propria abitazione. Con la legge del 11 dicembre 1952 lo Stato finanziò il collegamento delle frazioni con più di 1000 abitanti e di quelle con popolazione tra i 500 e i 1000 abitanti a più di 10 km di distanza dal più vicino posto telefonico. Furono in tal modo raggiunte dalla rete telefonica circa 2.000 frazioni poste su tutto il territorio nazionale.
Una successiva modifica alla legge, nel 1954, riduceva la distanza a 5 km e prevedeva anche il collegamento per le frazioni in cui "concorressero particolari motivi specialmente di ordine sociale". Alla fine degli anni Cinquanta la Stipel annunciò come quasi completamente risolto il collegamento con le piccole località delle regioni dell’Italia centro-settentrionale. Chi erano i beneficiari del telefono in queste località lontane dai grandi centri? Sicuramente molte comunità montane o località di pianura ai margini delle grandi direttrici di sviluppo; ma anche luoghi di villeggiatura, frequentati soprattutto dai “vacanzieri”, come racconta ne Il mondo dei vinti (Einaudi, 1977) lo scrittore Nuto Revelli, profondo conoscitore delle vallate alpine piemontesi. In quelle località di montagna, dove i primi segnali di diffusione del benessere coincidevano con la presenza dei villeggianti, i posti telefonici pubblici, con il servizio di teleselezione, apparivano veri e propri avamposti di modernità.
La distribuzione territoriale della povertà e della ricchezza
L’ Inchiesta parlamentare sulla miseria in Italia, disposta dal Parlamento nel 1951, rivelava che 869.000 famiglie italiane non si cibavano mai di carne e di zucchero. Se poi si sceglievano come indicatori le condizioni abitative, il quadro di povertà diffusa si faceva ancora più cupo: se il 76% delle case risultava provvisto di cucina, solo il 52% aveva l’acqua corrente e solo il 27% disponeva di gabinetto da bagno. Non può dunque stupire se la media degli abbonati al telefono sull’intera popolazione italiana fosse nel 1953 solo di 2,81%. Nel complesso l’Inchiesta attribuiva la qualifica di “misere” a 1.370.000 famiglie che, insieme con quelle classificate tra le “indigenti”, quasi altrettanto numerose, formavano una massa di oltre 2.700.000 nuclei famigliari, a vario titolo disagiati; si trattava di qualcosa come il 23,4% dell’intera popolazione italiana. La povertà aveva, secondo la stessa Inchiesta, una precisa distribuzione geografica. Era presente al Nord nelle aree montane, nella zona del Polesine e in alcune periferie dei grandi centri urbani, ma soprattutto era diffusa nel Mezzogiorno e nelle isole. Gli sconfortanti dati dell’Inchiesta furono di sostegno per le politiche di rilancio industriale, al fine di colmare gli squilibri non solo tra il Nord e il Sud del Paese, ma anche tra la campagna e le città. La costruzione di nuove infrastrutture di comunicazione fu parte rilevante di quei piani industriali.
Il Mezzogiorno
Il reddito lordo annuo pro capite nelle regioni centro-settentrionali era nel 1950 di 361.000 lire e crebbe nel 1958 a 528.000 lire, con un aumento assoluto di 167.000 lire; lo stesso reddito lordo nelle regioni meridionali da 224.000 lire nel 1950 crebbe solo a 320.000 nel 1958, ossia di 96.000 lire. Anche i dati sulla diffusione del telefono, che confermavano tale divario, erano uno dei tanti indicatori di quella “questione meridionale” sempre più oggetto di dibattito fra politici ed economisti, in una fase in cui l’Italia stava compiendo una decisiva trasformazione verso l’industrializzazione e la modernizzazione. Da sempre fanalino di coda rispetto alle altre società concessionarie, l’area Set (comprendente Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia e Campania) aveva accusato assai duramente l’effetto degli eventi bellici, e anche se già nel 1948 il numero degli abbonati eguagliava e superava, seppur di poco, quello raggiunto prima delle distruzioni, rappresentava pur sempre solo il 10% del totale degli abbonati in Italia. Nel 1952, dopo un’opera di ricostruzione resa più difficoltosa che nel resto della penisola anche dalla mancanza di aziende in grado di fornire apparecchiature e materiali, gli abbonati avevano superato le 100.000 unità, ma era allo stesso tempo peggiorato il raffronto con il resto del Paese: 105.632 erano gli abbonati nella zona Set, 1.161.011 gli abbonati complessivi in Italia. Segnali di sviluppo cominciarono a registrarsi nei primi anni Sessanta. Alla fine del 1962 la Set tagliava il traguardo dei 500.000 abbonati (il 13,8% sul totale nazionale); significativo era stato l’incremento fatto registrare nel triennio 1960-62, e in particolare proprio nel 1962, anno in cui la crescita era stata di circa 100.000 nuovi abbonati. Notevole impulso aveva subito il traffico telefonico extraurbano, che tra il 1957 e il 1962 era aumentato del 243%. Erano quelli gli anni del “boom”, ma anche del grande esodo dal Sud al Nord di coloro che abbandonavano le campagne in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita.
I numeri dello squilibrio
Tra il 1951 e il 1961 le regioni del Mezzogiorno persero 1.772.396 abitanti, in buona parte forze di lavoro nelle età più produttive, che si indirizzarono per la metà verso i paesi più industrializzati dell’Europa occidentale e per la metà verso il Nord Italia, e in particolare verso il triangolo industriale compreso tra Torino, Milano e Genova. Nello stesso periodo la popolazione di Milano aumentò del 24,6% e quella di Torino addirittura del 42,6%. Per tutti gli anni Sessanta, tranne una breve contrazione negli anni 1963-65 (quelli della cosiddetta congiuntura), dal Sud si continuò a emigrare, avendo per meta prevalentemente il Nord Italia industrializzato. La fotografia dei primi anni Sessanta mostra una stretta correlazione tra reddito e densità telefonica. Dal censimento del 1961 emergeva, ad esempio, che a Milano, con il reddito annuo pro capite di 633.580 lire, la densità telefonica era di 18,66 apparecchi ogni 100 abitanti , mentre Torino, con il reddito annuo pro capite di 545.531 lire, aveva una densità pari a 16,30 ogni cento abitanti. In Sicilia, invece, il reddito pro capite era di 206.633 lire e la densità telefonica di 3,74; in Calabria il reddito pro capite era di 159.533 lire e la densità telefonica di 1,51.