Nel giugno 1990, poco prima dell’inizio dei mondiali di calcio, la rete Etacs per il collegamento dei primi cellulari, detti allora “portali”, fu attivata in tutte le città italiane dove si disputavano gli incontri fra le varie squadre nazionali. Giornalisti, operatori sportivi e calciatori furono così i primi sperimentatori e testimonial del nuovissimo mezzo destinato a un successo da nessuno previsto.
I telefoni cosidetti ''portatili” erano stati presentati al pubblico, per la prima volta, nel marzo del 1990. I modelli proposti dall’allora gestore Sip erano due: il Nokia Cityman e il Motorola Micro Tac.
L’apparecchio di entrambi i modelli, che aveva la dimensione di un normale microtelefono e condensava in un unico elemento tutto ciò che serviva a farlo funzionare, compresa la batteria, pesava circa 400 grammi e aveva un'autonomia di circa un'ora di conversazione. Il loro costo era di 2.800.000 lire per il Nokia Cityman e 3.900.000 il Motorola Micro Tac. Il canone di abbonamento ammontava a 50.625 lire mensili e l’attivazione del servizio prevedeva un contributo di impianto “una tantum” di 200.000 lire; la tariffa ordinaria media era di circa 453 lire al minuto, ma nella fascia “ore di punta” si saliva a circa 703 lire al minuto. La prima rete cellulare di telefonia mobile, che operava sulla banda dei 900 Mhz (rete Etacs), collegava in principio solo le città dislocate lungo i due assi autostradali Torino-Venezia e Milano-Napoli.
I campioni con il telefonino
Dopo il lancio ai Mondiali di Italia’90, nell’arco di pochi mesi, i telefonini sembrarono diventare gli “amici” inseparabili dei campioni del calcio, del tennis e del ciclismo, a cui si aggiunsero nel 1991, secondo quanto si racconta sulle pagine della rivista aziendale «Selezionando Sip», presidenti, allenatori e manager del campionato. Sempre nello stesso articolo si legge che Walter Zenga, allora portiere degli azzurri e dell’Inter, commentando il fatto che tutti i giocatori della nazionale possedessero un portatile, indicò già allora per i suoi colleghi la sindrome della “cellular dipendenza”. Prudenza e diffidenza erano espresse anche da Gian Luca Vialli, tra i giocatori italiani più famosi in quel momento: il nuovo mezzo era utile e divertente, sosteneva il calciatore, ma andava usato con molta attenzione, per evitare di essere continuamente subissati di chiamate. Per Adriano Panatta, capitano della squadra di Coppa Davis di tennis, il cellulare era ormai diventato un mezzo indispensabile per poter seguire i numerosi impegni extra sportivi, come la pubblicità e la televisione. Tra i campioni citati dalla rivista Sip c’era anche il noto sprinter del ciclismo Marco Cipollini: nel corso di una tappa del Giro, una foto lo ritraeva in bici impegnato in una conversazione telefonica, con una mano sul manubrio e l’altra impegnata a sostenere il cellulare. Quello scatto fece il giro delle redazioni giornalistiche di tutta Italia.
Prima del portatile
Prima del lancio dei portatili per “telefonia mobile” si intendeva esclusivamente l’uso del telefono in auto. Il portatile portò nel settore una vera rivoluzione e un’impennata negli abbonamenti: nel 1990 erano già aumentati del 400% rispetto l’anno precedente; nel 1991 veniva superata la soglia delle 500 mila utenze. L’Italia si collocava velocemente al primo posto in Europa per ritmi di crescita e al terzo posto per numero di abbonati, dopo Gran Bretagna e Svezia.
Numero degli abbonati alla telefonia mobile in Italia (1985-1991)
1985 6.415
1986 9.044
1987 16.534
1988 33.609
1989 66.076
1990 265.962
1991 567.535