La prima cabina telefonica di strada
La prima cabina telefonica di strada fu installata a Milano in piazza San Babila il 10 febbraio 1952 per iniziativa della concessionaria Stipel. Realizzata dalla ditta Publicab, aveva una struttura in metallo e vetro, una caratteristica che restò pressoché invariata nel corso dei decenni successivi. In precedenza i telefoni pubblici erano quasi esclusivamente installati o nei Posti Telefonici Pubblici (Ptp) o erano ospitati presso generici esercizi pubblici (bar, edicole, ristoranti, ecc.). Fino ai primi anni Settanta l’installazione di cabine all’aperto, solo nelle realtà metropolitane, proseguì a un ritmo più che moderato.
l boom degli anni Settanta
“Non sei mai solo quando sei vicino a un telefono”. Era questo uno degli slogan utilizzati dalla Sip alla fine degli anni Settanta nella campagna dedicata alla telefonia pubblica, caratterizzata dall’immagine di una cabina telefonica di color giallo installata all’aperto.
Poste agli angoli delle vie, nelle piazze o nei giardini pubblici, le cabine telefoniche costituivano spesso una novità. Grazie ai loro apparecchi telefonici pubblici, a gettone e moneta, permettevano di poter effettuare una chiamata, in qualunque ora del giorno e della notte, destinata ovunque in Italia.
Negli anni Settanta gli investimenti della Sip nel settore della telefonia pubblica consentirono una rapida diffusione della cabina stradale: se nel 1971 le cabine sparse per l’Italia erano 2500, nel 1972 la loro consistenza era già raddoppiata a 5000; quattro anni più tardi, nel 1976, le cabine raggiunsero la cifra di 21250, nel 1977 salivano ancora a 26100 e nel 1978 a 30700, fino ad arrivare, alla fine degli anni Settanta, a quota 33000. Il telefono aveva oramai conquistato la strada.
La diffusione della cabina pubblica stimolò negli anni Settanta la produzione di gettoni, che subì un incremento senza precedenti. Per soddisfare la crescente richiesta di gettoni, la Sip utilizzo contemporaneamente quattro diversi fornitori, ad Arzano (NA), a Milano, a Torino, e a Sant'Agata Li Battiati (CT).
Gettoni
L'idea di un telefono pubblico a moneta, accessibile a tutti, risale al 1889: un'invenzione di William Gray adottata immediatamente dalla AT&T. In quegli anni, nei centri urbani americani, riscuotevano grande successo le penny arcades, luoghi di intrattenimento, un po' simili alle nostre sale giochi, dove, con l'utilizzo di qualche spicciolo, potevano mettersi in funzione nuove meravigliose macchine appena inventate, come il fonografo a rulli registrati o il kinetoscopio di Edison.
Più incerta è l'origine dell'invenzione dei gettoni telefonici messi in circolazione da varie compagnie americane ed europee a partire dai primi anni del Novecento. Le motivazioni per la loro produzione erano varie: impedire usi fraudolenti degli apparecchi, per esempio con l'inserimento di monete straniere, e avere un mezzo stabile che consentisse un adeguamento delle tariffe senza dovere modificare i singoli terminali.
In Italia il primo gettone telefonico fu messo in circolazione dalla Stipel nel 1927, in occasione della Fiera campionaria di Milano. Negli anni successivi la produzione, con una certa varietà nell'uso del metallo, nelle iscrizioni, nella presenza o meno di scalanature, si allargò rapidamente coinvolgendo le altre concessionarie.
Negli anni Sessanta, in seguito all'incremento delle telefonate interurbane, ovunque si progettarono nuovi apparecchi in grado di funzionare a prepagamento. In Italia lo Cselt, il Centro Studi e Laboratori Telecomunicazioni del gruppo Stet, introdusse la significativa novità della restituzione dei gettoni, consentendo così di calcolare con esattezza il costo di una telefonata in teleselezione. Fu uno straordinario successo, anche da un punto di vista commerciale. La produzione di gettoni ebbe un'impennata e la Sip negli anni Settanta si servì contemporaneamente di quattro diversi fornitori, due al Nord e due al sud, che impressero ognuno il proprio marchio sui pezzi prodotti: IPM (Industria Politecnica Meridionale , di Arzano, Napoli); ESM (Emilio Senesi Medaglie, Milano), UT (Urmet Costruzioni Elettrotelefoniche Torino), CMM ( Costruzioni Minuterie Metalliche, Santagata Catania). Oltre al marchio, per alcuni anni si trova anche incisa l'indicazione del mese e anno di produzione espressa in quattro cifre, le prime due indicano l'anno, le successive il mese.
Nel corso degli anni settanta il gettone ha finito per sostituite la stessa moneta. Si calcola che nel 1972 si sia prodotto un gettone per ogni abitante mentre nel 1978 si è giunti a sette gettoni per abitante. La stima complessiva è che dal 1927 al 1980, anno in cui la produzione fu interrotta e contemporaneamente entrarono in funzione i primi apparecchi a scheda e a gettoni, siano stati emessi in Italia circa 600 milioni di gettoni.
Il 31 dicembre 2001 il gettone telefonico è andato definitivamente in pensione; è ormai oggetto di culto e collezione per numismatici e appassionati.
Schede telefoniche
A partire dalla seconda metà degli anni Settanta, ai gettoni e alla moneta si affiancò progressivamente l’uso di carte telefoniche prepagate. Le prime schede, in via sperimentale, furono utilizzate nel 1976. Inizialmente erano schede di tipo verticale, di colore giallo-blu, e gli apparecchi abilitati, terminato il credito, non le restituivano. La tecnologia cambiò nell’arco di un decennio, con la diffusione della carta “orizzontale”, sempre a banda magnetica, che poteva essere utilizzata per il suo valore in rapporto agli scatti effettuati e ogni volta restituita, anche dopo il suo esaurimento, divenendo immediatamente oggetto di collezionismo.