In una rete di linee che s’allacciano
Al telefono, oggetto onnipresente della contemporaneità, Italo Calvino dedica negli anni Settanta riflessioni suggestive e in qualche modo anticipatrici. Nel primo dei due brani che seguono, tratto dal racconto Prima che tu dica “Pronto”, scritto nel 1975 (e poi confluito nell’omonima raccolta pubblicata postuma nel 1993), il dispiegarsi dell’apparato tecnologico sembra fondersi con la psicologia dell’individuo: la visibilità della rete telefonica prefigura quella sorta di simbiosi tra natura umana e tecnologia che sarà alla base della subcultura cyber di fine millennio.
Nel secondo brano, incipit di un capitolo del romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore che si intitola proprio In una rete di linee che s’allacciano, lo scrittore imposta le sue riflessioni a partire dalle sensazioni provocate dallo squillo del telefono che irrompe in tante circostanze della quotidianità, suscitando le reazioni più contraddittorie, dall’ansia, alla sindrome da esclusione, alla sensazione di essere indifesi «senza riparo in presenza di qualcosa che ci raggiunge da spazi estranei e sconosciuti »; soprattutto determinando una rottura «della continuità dello spazio e del tempo e della volontà». Il telefono cellulare non esiste ancora, ma l’ubiquità ambigua, possessiva e rassicurante dello squillo telefonico sembra prefigurarne l’avvento.