Il Grillo

All’origine dell’ideazione negli anni Sessanta di un nuovo telefono di dimensioni ridotte, meno ingombrante, con una maggiore libertà nella ricerca di forme e colori nuovi, possiamo individuare tre principali condizioni o cause: la disponibilità di nuovi materiali; l’evoluzione tecnologica; la moltiplicazione degli apparecchi in ambiente domestico. Il nuovo telefono non era pensato più infatti per essere “fisso”, invariabilmente collocato sulle pareti o posato su un ripiano dell’ingresso o del corridoio, ma mobile, facilmente trasferibile da una stanza all’altra, e con una linea estetica tale da renderlo parte complementare dell’arredo.


Il telefono Grillo, prodotto nel 1965 dalla Siemens su progetto di Mario Zanuso e Richard Sapper, è tra gli apparecchi telefonici che maggiormente hanno rappresentato questo tipo di innovazione.
Era un concetrato di tecnica, funzionalità ed estetica che meritò il prestigioso riconoscimento del “Compasso d’oro”, premio istituito da La Rinascente di Milano nel 1954 e organizzato, dal 1956, dall’Adi-Associazione per il Disegno Industriale di Milano.
La realizzazione del progetto fu curata dai Laboratori e Reparti Tecnici della Società Italiana Telecomunicazioni Siemens (Sit Siemens), società del Gruppo Stet a partire dal 1949.
Gli obiettivi del progetto erano: la comodità d’impiego, un ingombro il più possibile limitato, una linea estetica e funzionale in grado di adattarsi in ogni ambiente.
Tutti gli elementi funzionali dell’apparecchio telefonico vennero riuniti in un corpo unico (disco combinatore, gancio commutatore e tasto, microfono e ricevitore).

I telefoni in uso fino a quel momento avevano il corpo dell’apparecchio fisso mentre solo il microtelefono poteva essere impugnato: una delle novità del Grillo consistette nell’introduzione dello “snodo a cerniera”, che collegava le due parti dell’apparecchio e la cui rotazione permetteva di stabilire e interrompere il contatto con la centrale. Solo quando la parte più piccola dell’apparecchio che conteneva il microfono si chiudeva contro il disco combinatore, il collegamento si interrompeva.

Il nuovo telefono poteva così essere sollevato e, durante una conversazione, poteva essere tenuto con una sola mano.

La parte superiore dell’apparecchio, dalla caratteristica forma di “conchiglia”, fu realizzata in Abs, Acrilonitrile-Butadiene-Stirene, un materiale molto resistente che permise di realizzare un guscio dallo spessore di solo 1 millimetro. Il telefono Grillo misurava in posizione chiusa, “a riposo”, 16 cm di lunghezza, 8 cm in larghezza e 7 cm in altezza. Al momento della chiamata la sua lunghezza diventava 22 cm, una misura necessaria per permettere al microfono e al ricevitore di raggiungere la posizione ideale per effettuare una conversazione.
L’ingombro dell’apparecchio era ridotto dall’esclusione della suoneria - che veniva collocata tra gli organi murali fissi di collegamento alla linea -, dall’adozione di un disco combinatore più piccolo di quello classico e dall’uso di componenti elettromeccaniche miniaturizzate.

Nel 1967, a due anni dalla sua creazione, la Sip decise di lanciarlo sul mercato proponendolo ai propri abbonati come apparecchio addizionale dell’impianto a spina. Attraverso la “spina”, una novità di quegli anni, ogni stanza poteva avere anche un telefono in più, “addizionale”, rispetto a quello principale installato nel momento dell’attivazione dell’abbonamento.
Divenuto oggetto cult e tra i simboli dell’art design moderno, il Grillo è stato esposto al Moma di New York nel 1993.

Alcune pagine di un opuscolo di presentazione del nuovo telefono Grillo, pubblicato dal produttore...
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