La “conquista della distanza” è sempre stato uno dei fondamentali obiettivi della trasmissione della voce (e poi dei dati). Il rame, in grandi cavi coassiali, e poi le onde elettromagnetiche, nei ponti radio prima e nei satelliti, hanno costituito tappe fondamentali di questa sfida.
I cavi sottomarini
Risalgono alla fine degli anni Cinquanta le prime pose di cavi sottomarini coassiali con amplificatori in mare. In precedenza non era stato possibile installare gli amplificatori a valvole sul fondo del mare, ritenendosi troppo bassa la probabilità che essi potessero funzionare stabilmente, senza bisogno di continua manutenzione. Grazie alla tecnologia a transistor enormemente più affidabile, e con minori richieste di alimentazione, nel 1956 fu possibile posare il primo cavo sottomarino transatlantico, il Tat1: connetteva Oban (Scozia) con Clarenville (Terranova), per una lunghezza di 1950 miglia nautiche. A una distanza di 38 miglia nautiche l'uno dall'altro erano intervallati degli amplificatori a transistor. Tale fu l'affidabilità del sistema che il cavo, la cui durata prevista era di 20 anni, fu abbandonato solo nel 1983, dopo 27 anni dall'entrata in servizio.
Il primo cavo sottomarino nel Mediterraneo fu quello che collegò Pozzallo(Sicilia) con Malta nel 1954. Fra il 1969 e il 1970 entrarono in funzione i cavi sottomarini italiani con ripetitori a transistor che collegavano Agrigento a Tripoli (Libia), Catanzaro a Patrasso (Grecia), Pisa a Barcellona (Spagna), Civitavecchia a Golfo Aranci in Sardegna.
Nel 1970 fu realizzato il primo collegamento diretto tra Italia e Nord America attraverso il cavo denominato Tat5/Mat1. La lunghezza totale era di oltre 8000 km e consentiva l'effettuazione di 720 conversazioni telefoniche simultanee. Il cavo fu realizzato da un consorzio internazionale a cui partecipava l'Italcable del gruppo Stet.
Nome cavo capacità canali data località collegate telefonici Tat1 48 1956 tra Oban (U.K.) e Clarenville-Sydney Mine(Canada) -Portland (Usa) Tat2 48 1959 tra Penmarch (Francia) e Clarenville-Sydney Mines (Canada) – Portland (Usa) Can-Tat 80 1961 tra Oban (U.K.) e Hampden (Canada) Scotice-Ice-can 18/24 1961/62 tra Oban (U.K.) e Vestmanmaeyjar (Islanda) –Hampden (Canada) Tat3 128 1963 tra Widemouth (U.K.) e Manahawkin (Usa) Tat4 128 1965 tra La Rochelle (Francia) e Tuckerton (Usa) Tat5/Mat1 640/720 1970 tra Palo Laziale (Italia) - S. Fernando (Cadice) –Green Hill (Rhode Island) Tat6 3840 1976 tra St. Hilaire de Ricz (Francia) e Green Hill (Rhode Island)
Ponti radio
Dopo la seconda guerra mondiale la tecnologia dei ponti radio migliorò sensibilmente. Basti pensare che nel 1939 il ponte radio a modulazione di ampiezza che congiungeva Roma a Milano, via monte Terminillo e Cimone (572 km), portava, in modulazione di ampiezza un canale telefonico e operava a 200 MHz; nel 1948, quello stesso ponte, trasformato usando la modalità di trasmissione a divisione di tempo (Tdm) prima e la modalità in frequenza (Fm) poi, supportava 7 canali telefonici.
Nei primi anni Cinquanta un ponte con tecnologia Fdm-Fm arrivò a coprire per la prima volta la distanza tra New York e San Francisco, per una distanza di 4000 miglia.
Satelliti
I ponti radio ad alta frequenza con nodi in visibilità diretta non potevano comunque oltrepassare gli oceani, poiché la curvatura del globo non permette la visione diretta di due qualsivoglia punti. Furono i satelliti, che svolgevano in pratica la funzione di ripetitori, a mutare radicalmente la situazione, anche se, completando l'orbita terrestre in meno di tre ore, non rimanevano "visibili" per molto tempo da punti distanti, quali erano le due sponde degli Stati Uniti.
Il problema fu risolto adottando per i satelliti un'orbita di tipo equatoriale, grazie alla quale la rotazione del satellite è sincrona con quella terrestre. In questo modo, a meno di piccole deviazioni che possono essere compensate con manovre comandate da terra, il satellite, che per questo si dice geostazionale, resta pressoché nella stessa posizione e le antenne possono essere considerate fisse.
I satelliti geostazionali, per inciso, riescono a entrare in un'orbita di tipo equatoriale quando sono lanciati da un sito terrestre vicino all'equatore. Questo è il motivo per cui tutti i lanci di satelliti avvengono da latitudini le più prossime possibile a quella equatoriale (come ad esempio la Guyana Francese per i satelliti mandati in orbita con vettori Arianne).
In Italia nel 1961 si costituì, con la partecipazione di Rai e di Italcable, la società Telespazio, che assunse il compito di ricerca e sperimentazione nel settore dei collegamenti satellitari e della promozione di nuove attività, telefoniche e non. Nel 1963 la Stet entrò nel capitale sociale di Telespazio come terzo socio alla pari.
A partire dal 1962 fu attiva la stazione terreste del Fucino in cui era situata una prima antenna parabolica che permetteva di effettuare il collegamento satellitare.
Il 20 agosto 1964 l’Italia è fra gli 11 stati firmatari del trattato per l’istituzione di Intelsat (International telecommunications satellite consortium), il consorzio per la gestione della rete satellitare di telecomunicazioni.
Nel 1965 fu posto in orbita il satellite Early Bird (altrimenti noto col nome di Intelsat I) che supportava 480 canali telefonici e che fu operativo per cinque anni. Tra il 1966 e il 1971 furono lanciati in orbita altri satelliti all’interno dei progetti Intelsat II, III e IV. Quest'ultimo progetto prevedeva una serie serie di 8 satelliti della capacità di 3000-9000 circuiti ciascuno. Alla realizzazione dei nuovi satelliti collaborò la società Selenia, azienda del Gruppo Stet, a cui era affidata la costruzione di tutto il sistema di antenne di bordo.
Il primo satellite nazionale italiano fu il Sirio, lanciato in orbita nell'agosto del 1977.