La commutazione automatica e quella numerica

Nel campo della commutazione, il primo passo fu quello di raggiungere la maturazione del sistema di commutazione a comando indiretto (nata negli anni Venti), per poi arrivare all’uso delle centrali completamente elettroniche. In queste lo standard diventò la modulazione a codice di impulsi, che pure aveva già una lunga storia alle spalle, essendo stata concepita nel 1934.
L’alta velocità dei nuovi sistemi di commutazione introdotti cozzava contro la lentezza con la quale si svolgeva l’operazione di segnalazione del numero desiderato da parte dell’utente.


In pratica, la composizione del numero con il disco compositore ritardava notevolmente l’attuazione della chiamata, per cui negli anni Sessanta si pensò al sistema di segnalazione “multifrequenza”. A ciascun numero, invece delle sequenze di impulsi date dal disco, corrispondeva una frequenza, che poteva
essere convertita in un segnale utilizzabile da parte della centrale. Questo tipo di segnalazione poté essere impiegato quando fu possibile installare sul telefono dei microcircuiti alimentati dalla corrente che faceva funzionare il microfono. Il nuovo sistema si diffuse abbastanza rapidamente negli Stati Uniti, mentre in Italia rimase in funzione ancora per lungo tempo quello “tradizionale”.
Curiosamente, sempre negli anni Sessanta, si diffusero telefoni a tastiera attraverso la quale si fornivano le stesse sequenze di impulsi date dal disco compositore, ragione per la quale furono chiamate “finte tastiere”.
 
Commutazione a comando diretto

Per la commutazione a comando diretto, la più antica, sono adottati dei commutatori cosiddetti "passo-passo".
Un commutatore del tipo "passo-passo" è un sistema per il quale il segnale inviato è instradato alla ricerca del numero corrispondente secondo un percorso predefinito, che normalmente è quello più breve. Da una centrale di commutazione locale si passa a una più grande, che manda il segnale a un'altra dello stesso tipo, che a sua volta instrada la chiamata alla centrale locale del numero desiderato. Senonché, se durante il percorso tra le centrali se ne trova una occupata, il segnale non può essere mantenuto attivo sino a che la centrale non si libera. Né tantomeno è possibile un percorso alternativo, che tenga conto del traffico in un certo nodo a favore di un altro più libero.
Inizialmente, le centrali "passo-passo" furono dotate di sistemi di memoria dedicati alla teleselezione, sino a quando non fu possibile disporre di centrali completamente elettroniche. Nel frattempo, erano state intraprese soluzioni alternative, come la teleselezione da operatrice: era l'operatrice, componendo con il disco un numero appartenente a un altro distretto, a mettere in comunicazione, ad esempio, un utente di Roma con uno di Milano. In questo modo era l'operatrice ad attendere che la linea si liberasse. In Italia la data ufficiale del completamento della teleselezione d'utente è il 31 ottobre 1970.
 
Commutazione a comando indiretto

La commutazione a comando indiretto prese il sopravvento nel corso degli anni Sessanta quando si intravide la possibilità di completa integrazione tra tutte le trasmissioni di dati, grazie all’uso della commutazione temporale numerica. In questo tipo di commutazione, ogni comunicazione è codificata in forma digitale, e scomposta in “pacchetti”, porzioni di informazione, che non sono inviati in sequenza continua, ma secondo una suddivisione temporale dei canali. In pratica, ogni canale “si occupa” di una comunicazione per un brevissimo lasso di tempo, passa a un’altra, alla successiva, e così via, sino a ritornare alla prima, della quale trasmette un altro piccolo pacchetto di informazione. Questo tipo di allocazione dei canali è detto Tdm (Time Division Multiplexing). Per
quanto riguarda il segnale sonoro, esso è convertito in forma digitale attraverso il cosiddetto campionamento. Nella forma più comune, il segnale sonoro è “campionato” 8000 volte al secondo; ciò significa che in un secondo sono rilevate per 8000 volte le caratteristiche del suono emesso. Tale tecnica permette una sua soddisfacente ricostruzione all’altro capo del filo.
Determinante fu l’utilizzo nelle centrali di commutazione di elaboratori elettronici, in cui furono concentrate tutte le funzioni logiche necessarie alla ricezione, allo smistamento e al reindirizzamento delle chiamate. Fino a quel momento, le informazioni relative alla commutazione erano incluse nella comunicazione effettuata da parte del chiamante, ed erano portate dallo stesso canale sul quale si svolgeva la comunicazione. Diversamente, disponendo di elaboratori per la
gestione della commutazione, fu possibile convogliare le informazioni di questo tipo su di un canale dedicato, per il quale fu creato un apposito codice. In questo modo si poté iniziare a concepire una sorta di “colloquio”, su di un canale di segnalazione separata, tra gli elaboratori che gestivano le varie stazioni, arrivando a una forte semplificazione dei flussi di traffico.
In pratica, le informazioni della chiamata, utili alla sua gestione da parte del sistema, erano mandate su di un canale a uso degli elaboratori, mentre il contenuto vero e proprio del messaggio era convogliato sul canale ordinario di comunicazione.

In un articolo pubblicato sulla rivista «Selezionando notiziario Stipel» n° 8, 1961, l’ing....
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