L'antinfortunistica

L’attenzione delle aziende telefoniche verso le risorse umane trovò espressione nelle molte iniziative di formazione del personale e anche nelle sempre più ricorrenti campagne antinfortunistiche. La campagna di prevenzione degli incidenti sul lavoro fu particolarmente intensa negli anni Cinquanta, motivata anche dal consistente ingresso di nuovi dipendenti, che nel 1957 avevano superato nelle cinque concessionarie (Stipel, Telve, Timo, Teti e Set) le 25.000 unità, con un incremento di 10.000 unità dal 1945. Sulla stampa aziendale delle cinque concessionarie furono pubblicati articoli, pubblicità, statistiche e “avvertenze” che avevano lo scopo di sensibilizzare i dipendenti verso i rischi cui quotidianamente erano sottoposti nello svolgimento delle proprie mansioni. Le stesse società si impegnarono inoltre in una molteplicità di iniziative, tra cui la pubblicazione di opuscoli sul tema e la produzione e distribuzione di prodotti audiovisivi.


 
La normativa di riferimento

In campo normativo la materia della prevenzione degli infortuni sul lavoro subì un'accelerazione nel secondo dopoguerra, sulla scia del nuovo orientamento dato dalla Carta Costituzionale che poneva l’accento sulla “tutela” fisica e morale del lavoratore.
Successivamente, tra gli anni 1955 e 1956, furono approvate dal Parlamento due norme “quadro” di riferimento per la prevenzione degli infortuni e l’igiene sul lavoro, e altre norme integrative di sicurezza per alcune specifiche attività. Tra queste ultime risultano di particolare interesse per i lavoratori del settore telefonico i D.P.R. n. 303 e n. 323 del 1956, contenenti rispettivamente le “norme per la prevenzione degli infortuni e l’igiene del lavoro in sotterraneo” e quelle per “la prevenzione degli infortuni sul lavoro negli impianti telefonici”.
 
 Preveniamo gli infortuni

Nel 1957 fu stampato a larga tiratura un opuscolo, a cura dell'Ascot (Associazione nazionale delle società concessionarie telefoniche), che può essere considerato una sorta di vademecum. L’obiettivo era quello di formare e consolidare una “coscienza antinfortunistica” tra i lavoratori. Il vademecum illustrato, di formato tascabile, proponeva, in circa un centinaio di pagine, una rassegna di tutti gli argomenti che potevano interessare il lavoratore telefonico in tema di sicurezza: uso degli attrezzi, maneggio e trasporto dei materiali, esecuzione dei lavori di rete, di centrale e di commutazione, prevenzione ed estinzione degli incendi, circolazione degli automezzi aziendali, ecc. Non mancavano, inoltre, utili consigli su come prestare i primi soccorsi in caso di incidente e infortunio: respirazione artificiale, fasciatura antiemorragica, trattamento di fratture e bruciature, cosa fare in caso di scosse elettriche.
 
 Le iniziative delle società Stipel, Telve e Timo

Le tre società concessionarie del servizio telefonico nell'Italia settentrionale e centro-orientale appartenevano da tempo al gruppo Iri-Stet e il loro capitale sociale comprendeva una forte partecipazione statale.  Queste società furono, se consideriamo il numero di iniziative promosse dalle riviste aziendali, quelle più impegnate nella promozione della “prevenzione infortuni” e  della “sicurezza sul lavoro”.
Già dai primi anni Cinquanta venne creata al loro interno una rete di “addetti alla sicurezza”, con il compito di individuare le cause più ricorrenti di infortunio e suggerire i mezzi più idonei per fronteggiarle. Seguirono due congressi interaziendali sul tema della sicurezza e una serie di altre iniziative, tra cui l'introduzione, all'interno dei corsi di formazione per i nuovi operai telefonici, di lezioni di antinfortunistica e pronto soccorso. Altri progressi vennero fatti sulle attrezzature che in alcuni casi, come per le scale all'italiana, dovevano essere collaudate dai tecnici dell'Ente nazionale per la prevenzione degli infortuni (Enpi).
Nella Stipel venne creato un nucleo operativo all'interno della Segreteria generale, definito “Prevenzione infortuni” (Sg/Pi), per attuare i programmi antinfortunistici.
Il nuovo organismo rendeva operanti nell'azienda i programmi antinfortunistici tracciati dalla Direzione generale. I suoi compiti comprendevano l'esecuzione dei sopralluoghi nelle sedi di lavoro, il suggerimento circa il miglioramento delle condizioni di sicurezza, la propaganda aziendale relativa alle norme di sicurezza, il controllo dei rapporti d'infortunio e la rielaborazione dei dati in essi contenuti, l'addestramento dei lavoratori ai fini prevenzionali. Nella stessa società fu inoltre creato un comitato di sicurezza, presieduto dal direttore centrale tecnico, con lo scopo di fungere da organo consultivo sull'argomento.
 
 Il concorso antinfortunistico alla Teti

Il primo concorso Teti fu indetto nel 1959, l’anno successivo all’ingresso della società nel gruppo Iri-Stet. Su una cartolina inserita nella busta paga del mese di febbraio, erano scritte dieci domande alle quali il dipendente doveva rispondere, con l'ausilio delle pubblicazioni sul tema precedentemente a lui consegnate. Il primo premio comprendeva un orologio d'oro da polso, una radio e un giradischi a tre velocità.
Il concorso proseguì anche negli anni successivi, sebbene con modalità differenti. Nel 1963, sempre all’interno della Teti, iniziarono la loro attività gli “incaricati della sicurezza”: una cinquantina di funzionari (geometri, ingegneri, ragionieri..) che avevano completato un periodo di istruzione presso il centro di addestramento di Roma.
Meno note sono invece le iniziative in materia da parte della Set. La rivista «Serenità» contiene infatti pochi articoli sul tema dell'antinfortunistica rispetto agli house-organ delle altre società concessionarie.
 
 Audiovisivi come mezzo di propaganda antinfortunistica

I documentari cinematografici furono, negli anni Sessanta, un altro strumento per promuovere la sicurezza sul lavoro. Nel 1960 in un cinematografo di Genova ebbero luogo due proiezioni di tre documentari riservate al personale della Teti. I primi due, dal titolo Infortuni nelle aziende elettriche e La respirazione artificiale, erano stati prodotti dalla Enpi. L'ultimo, L'ABC dell'attrezzo, era stato realizzato dalla Walt Disney.
Risale invece al 1962 un filmato rivolto al personale telefonico e realizzato direttamente dalla Stipel al fine di documentare tutte le insidie della corrente elettrica. Rimanere fulminato era Il pericolo invisibile - questo il titolo del documentario aziendale: un rischio da non correre.
Nel 1964 venne invece proiettato nel Centro di addestramento di Roma della Teti un documentario dal titolo Il palpito della vita che attraverso episodi di salvataggio da annegamento, svenimento, soffocamento e folgorazione illustrava le modalità con cui operare il primo soccorso.

Sul numero di settembre del «Notiziario Teti. Rassegna mensile» del  1961 è incluso il modulo...
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Nel numero di novembre del «Notiziario Teti. Rassegna mensile» del  1961 furono pubblicate le...
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I notiziari aziendali riportavano spesso notizie statistiche sugli infortuni occorsi all’interno...
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