Il 15 gennaio 1968, verso le 3 di notte, nella Valle del Belice si verificò la scossa più forte (magnitudo 6.1) di una lunga fase sismica che coinvolse la Sicilia occidentale fino al mese di febbraio 1969. I danni più gravi del terremoto si registrarono a Gibellina, Salaparuta, Santa Ninfa, Montevago, Partanna, Poggioreale e Santa Margherita Belice, paesi posti tra le provincie di Trapani e Agrigento. Complessivamente nelle zone colpite si registrarono 296 vittime.
La Sip allestì il suo centro operativo presso la Direzione dell’Esercizio di Palermo che organizzò subito un primo intervento nelle zone colpite.
Linee distrutte e aumento del traffico telefonico
Tra le prime realizzazioni approntate dalle squadre di emergenza Sip, oltre all’attivazione dei collegamenti interurbani, tramite centralini da campo necessari al coordinamento e all’organizzazione dei soccorsi, vi fu l’allestimento di posti telefonici pubblici e di “linee volanti” presso i gruppi di superstiti raccolti via via nelle tendopoli, ma anche un potenziamento delle attrezzature di rete. La drammaticità dell’evento, infatti, portò a un crescente aumento nelle richieste di traffico telefonico su tutte le reti, nazionali e internazionali, dovute alla necessità dei superstiti di poter dare notizie ai propri cari, in molti casi emigrati all’estero.
Per far fronte all’emergenza, la Direzione Sip di Palermo dispose anche dei servizi straordinari a favore dei giornalisti provenienti dal resto d’Italia, allestendo un’apposita sala stampa presso i suoi uffici, e organizzò un ampliamento dei turni delle centraliniste grazie anche all’afflusso di personale volontario proveniente da altre direzioni Sip del Sud.