Tra la seconda metà degli anni Venti e lo scoppio della seconda guerra mondiale, le nuove concessionarie telefoniche si trovarono di fronte al compito di costruire nel Paese un più moderno sistema di telecomunicazioni.
La Stipel, che operava nell’Italia del Nord, fu all’avanquardia nell’inaugurare nuovi servizi telefonici, come la “segreteria telefonica”, il “servizio taxi” e il “servizio autosoccorso”.
Il telefono in casa continuava, comunque, a essere privilegio delle élite, e come tale veniva messo in scena al cinema nelle commedie dei “telefoni bianchi”. Con questa espressione viene indicato un genere cinematografico prodotto in Italia e basato su fittizie ambientazioni aristocratiche e altroborghesi, ma anche, più in generale, buona parte del cinema “leggero” degli anni del fascismo. Sempre al cinema, era possibile vedere documentari prodotti in quegli anni dal Luce per incentivare la diffusione del mezzo e spiegare pedagogicamente il suo funzionamento.
Nei cinegiornali facevano la loro comparsa, come elementi della trama narrativa o come novità giornalistica, i più seri “telefoni neri”, insieme a centrali, cavi e linee di trasmissione.