La teleselezione

Alla fine degli anni Sessanta l’Italia era un paese profondamente cambiato rispetto agli anni del dopoguerra, per effetto dell’industrializzazione, della diffusione dei consumi, della scolarizzazione di massa. Il procedere verso un più diffuso benessere non mascherava però gli squilibri territoriali. Lieve era stata la redistribuzione del reddito se si confrontano i dati relativi al quindicennio compreso tra il 1951 e il 1965: la percentuale di reddito prodotta al Nord era scesa dal 58,55% al 56,67%, quella del Centro era passata dal 17,43% al 18,93%, e quella del Mezzogiorno era lievemente salita dal 24,02% al 24,40%.


Era invece enormemente aumentata la “comunità meridionale” residente nel Centro-Nord, passando dalle 975.000 unità del 1951 a oltre 3 milioni nel 1971. L'Italia si era urbanizzata: nel 1971 le persone che abitavano nelle aree metropolitane erano 23 milioni e 300 mila, con un aumento di quasi 7 milioni rispetto a vent’anni prima; proprio queste aree avevano dunque assorbito l’intero sviluppo demografico del ventennio, giacché tutto il resto del Paese aveva subito un decremento di oltre 300.000 persone.
Tappa fondamentale nell’evoluzione della telefonia fu il completamento della teleselezione da utente su tutto il territorio nazionale, realizzato il 31 ottobre 1970.
Da quella data gli oltre 6 milioni di abbonati italiani, compresi quelli che abitavano nelle più piccole località, erano in grado di collegarsi tra loro automaticamente. L’obiettivo, che collocava l’Italia tra i paesi che disponevano di uno dei sistemi telefonici più avanzati a livello europeo, fu realizzato grazie all’intenso sforzo finanziario e organizzativo profuso negli anni Sessanta dalla Sip e dalla Stet.
 
 Gli affari e gli affetti

Che funzione ebbe lo sviluppo delle rete telefonica in questi anni di grande trasformazione? Sicuramente, nel corso degli anni Sessanta il telefono, sempre più diffuso e non solo nelle aree più sviluppate del Paese, assolse la funzione di tenere collegate, anche sul filo degli affetti, le tante Italie distanti tra di loro, economicamente e geograficamente. Per questo il traguardo della teleselezione integrale, raggiunto nel 1970, fu non solo il risultato di un successo tecnologico e
organizzativo, ma soprattutto fu un importante contributo al superamento degli squilibri del Paese.
La stampa diede ampio spazio all'avvenimento e un'emissione di francobolli delle Poste italiane del novembre 1970 fu dedicata al "completamento della rete telefonica teleselettiva".
Il telefono e la teleselezione avevano rotto l’isolamento delle campagne, avevano avvicinato le periferie dell’Italia, avevano, in altre parole, come orgogliosamente dichiaravano i dirigenti del tempo, reso gli italiani “un po’ più uguali di prima”.
E' significativo il fatto che mentre negli anni Sessanta la diffusione del telefono corrisponde alla distribuzione del reddito per regione, all'inizio degli anni Novanta nel Mezzogiorno l'incidenza percentuale della spesa telefonica sul reddito familiare (1,4) superava la media nazionale (1,3).
 
 Orari e tariffe per orientare i comportamenti

Nel darne comunicazione agli utenti l’azienda telefonica forniva varie indicazioni per il buon funzionamento e il buon uso della teleselezione: si consigliava di distribuire le comunicazioni nell’arco della giornata, tutte le volte che fosse possibile, evitando la concentrazione nelle ore di punta degli uffici; di non insistere nelle chiamate quando si riceveva il segnale di occupato, per non creare un ingorgo di traffico; si indicava anche la fascia oraria più conveniente, con un risparmio del 50%, telefonando tra le 23 e le 7 dei giorni feriali e durante gli interi giorni festivi.
In qualche modo sembrò un ritorno alle origini degli anni Venti, quando mille sforzi erano stati profusi per spiegare l’ “arte del telefono” ai tanti profani. La teleselezione era stata resa possibile grazie alla messa a punto di apparati tecnici sempre più sofisticati, che i “picchi” di traffico potevano però mettere in crisi.
Dirottare l’utenza privata verso le fasce di minor affollamento e distribuire il traffico, quanto più possibile, su tutte le fasce orarie erano obiettivi perseguibili solo attraverso l’attivo coinvolgimento degli utenti, i cui comportamenti dovevano essere indirizzati e “premiati” economicamente.
 
 La telefonia pubblica

Nel corso degli anni Sessanta e Settanta investimenti significativi furono compiuti anche in direzione della telefonia pubblica. Nel 1960 le località italiane, e cioè comuni, frazioni e località minori, servite da posto telefonico pubblico erano 22.835; nel 1979 il numero era salito a 32.698. Gli incrementi principali furono nella ex terza zona (Emilia, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise) e nella ex quinta, e cioè nell’Italia meridionale.
Significativi anche i dati che riguardavano l’installazione dei telefoni a gettoni. Secondo un’indagine condotta dalla Sip, nel 1968 i telefoni a gettoni installati nel Paese erano per l’esattezza 82.899, la maggior parte dei quali nell’ex zona Teti, che serviva tra l’altro le grandi città di Roma, Firenze e Genova. Il piano di investimenti quinquennale elaborato in quell’anno prevedeva un incremento delle installazioni di apparecchi pubblici di ben 160 mila impianti. Le quote maggiori erano destinate alle regioni più industrializzate del Paese, ma nel Mezzogiorno si prevedeva l’incremento maggiore: da 9.664 impianti nel 1968 si sarebbe passati a 32.164 nel 1973.

Tratto da Verbali dei Consigli di amministrazione delle società telefoniche, a cura di Bruno...
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La diffusione del telefono sulla mappa del territorio italiano, diviso per provincia, alla vigilia...
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